lunedì 13 giugno 2011

FINISHER!


giovedì 5 agosto 2010

Spadofini, di G. Adinolfi

Fini e i suoi si smarcano dalla maggioranza.
Provano a farlo all'italiana, alla chetichella, secondo la lezione per cui c'è sempre prima un 25 luglio e solo poi un 8 settembre. Le decisioni secche non si confanno all'italiota.
L'idea è quella di fare intanto balenare la costituzione di un terzo polo, centrista, dove i Fel-lones si ritrovano con i peones di Casini, i voltagabbana di Rutelli e i capataz dell'Mpa e coraggiosamente, tutti insieme, si astengono dal voto su Caliendo. Il che significa di fatto non sfiduciare la maggioranza pur allontanandovisi.
L'unica mossa politicamente intelligente dei congiurati, se si volevano avviati a rappresentare un'alternativa interna alla maggioranza che puntasse a ribaltarne la leadership, sarebbe stata di votare comunque, per ora, a favore del Pdl. Così invece aprono le ostilità avventuristicamente.

Di che ostilità si tratta? A meno che il Waiter de noantri non sia al corrente di qualche dirompente manovra sotterranea coordinata da un soviet di giudici ed editori per scompaginare l'équipe di governo e promuovere un governissimo putschista, o non abbia avuto sentore di omicidi programmati del premier (il che non ci stupirebbe), la scelta è peregrina.
Nel mezzo non c'è spazio reale. Perché in prospettiva, un grande centro, correndo da solo, può anche superare la barra del 10% ma il Pdl e la Lega, ferme restando così le cose, continuerebbero a prevalere comunque sulla sinistra; ma anche nel caso opposto il grande centro sarebbe fuori gioco; sicché i centristi, con la legge attuale, non avrebbero un ruolo né altro futuro che la ruota di scorta esclusa da ogni governo possibile.
Se invece si stesse intessendo una trama di alternativa moderata, con un candidato premier stile Montezemolo e la partecipazione delle sinistre alla coalizione, i “centristi” tutti insieme, con tutto il loro voto clientelare, correndo con Pd e soci, non raggranellerebbero neppure un quattro per cento, mentre le astensioni di sinistra crescerebbero e il centrodestra vincerebbe ancora, e Fini, se sconfitto in questo schieramento, non avrebbe davvero più arte né parte.

Poiché il leader dei neocentristi della Scrofa non è un imbecille, e soprattutto visto che i suoi fratelli sanno sicuramente consigliarlo, la spiegazione è per forza da cercarsi in una logica extra-parlamentare.
Fini conta sul putsch bianco e, intanto, non perde occasione per mostrarsi per quello che vuol essere: il continuatore dell'azionismo, l'erede di Spadolini e colui che possa ricoprire lo spazio lasciato vuoto dai radicali. Sono questi i suoi modelli, le sue vocazioni che, anche simbolicamente, lessicalmente e ideologicamente (laicismo sì, ma di evidente taglio massonico) rappresentano proprio quegli spazi cerniera di potere delegato e servile cui l'ex presidente di An ambisce sfacciatamente.
Non perde quindi occasione non per cercare soluzioni strategiche ma per dare segnali della sua totale disponibilità a ricoprire il ruolo di ras africano, di rappresentante doc degli interessi dei poteri forti anti-italiani. Massima disponibilità, pur suicida, a far saltare le riforme populiste e a stringere i bulloni stranieri e clientelari sui polsi italici e le italiche caviglie. Ciò non ha una vera e propria prospettiva politica, in quanto la scelta fatta non contiene né dinamica, né spazio né luoghi concreti di sponda, ma i signori che osservano Fini sapranno comunque ricompensarlo del sacrificio.

Per ora la partita se la sta giocando così e per quel che lo riguarda fa anche bene, ma i suoi soldatini, mossi e sacrificati come pedoni, offrono un'immagine alquanto imbarazzante e fanno anche un po' pena.
Anche se qualcuno, tipo Barbareschi, sembra saperla lunga e avere le entrature giuste, forse per eredità paterna.
Comunque sia, una dozzina dei Fel-lones è avviata a far carriera come lift del Palazzo.
Degli altri Fini dirà “chi se ne frega”. Del fascismo che incontrò casualmente un dì e su cui si è costruito una carriera lunga una vita, gli sarà rimasto impresso almeno il motto, anche se evidentemente lo ha inteso alla rovescia. D'altronde i segni inversi e le inversioni valoriali sembrano calzare come guanti al personaggio.

martedì 27 aprile 2010

65 ab italietta condita

A ogni Stato il suo mito

Popoli e Paesi si radicano sul Mito.
E' il mito, in effetti, a conferire forma all'idea che le genti hanno della propria comunità, a confermare la solidità delle fondamenta etiche e spesso giuridiche di uno Stato.
Così, la Francia ha la rivoluzione, gli Stati Uniti le guerre d'indipendenza, Israele addirittura le fonti bibliche.
La Germania, sconfitta, soffre proprio della caduta del Mito, al punto che – deposto Wotan e reso illegale ogni empito d'orgoglio tedesco che non sia calcistico o industriale - i sociologi si interrogano su come colmare questo vuoto identitario.
Roma aveva Enea e i Gemelli, l'eroe figlio di Venere che si battè a Troia e sbarcò sulle coste laziali per dare continuitá alla sua stirpe, e i figli di Marte accolti dalla Lupa.
L'Italia d'oggi è fondata sul 25 aprile, ovvero è legittimata dal più vile atto di tradimento della storia militare del XX secolo e anche stavolta onorerà assassini, stupratori e mafiosi.
A guardarsi intorno, è tutto ironicamente coerente.

venerdì 16 aprile 2010

Onori!


L'ex soldato repubblicano Raimondo Vianello è tornato nell'Olimpo, insieme ad Accame e a tutti i guerrieri che fedeli alla propria essenza si lanciarono armati contro i nemici della civiltà!
La notorietà, il successo mediatico, i soldi non lo indussero mai a rinnegare la Decima!
Aveva una dote, non rara fra gli uomini di una certa tempra: l'ironia, il prendersi poco sul serio.
Presente!

giovedì 8 aprile 2010

La7 e il malleus maleficarum

Tra le mille boiate, youtube http://www.youtube.com/watch?v=TGlf-HHZv_o ospita le immagini di una recente puntata dello show del Chiambretti, uomo dalla incontestabilmente bassa statura.

La trasmissione ha dato spazio a Silvia Valerio, la giovanissima padovana che ha presentato il suo “C’era una volta il presidente” di recente pubblicazione.

Gran risalto, ovviamente, alle ammissioni di colpevolezza della Valerio, rea di ammirare a tal punto Mahmoud Ahmadinejad da volergli offrire la propria immacolata grazia.

La Valerio, un corpo da cerbiatta esibito con diabolica malizia, siede lo scranno dell’imputato, rea confessa. Accusata di provocare, per mercificare la sua opera e di stregoneria, per aver flirtato col male assoluto, l’uomo che osa sfidare il pacifico stato d’Israele.

Quando Carla Bruni si lasciò cadere fra le braccia del presidente francese, un anno più in là dell’iraniano, ne nacque giusto il chiacchiericcio da casalinga disperata. Poi furono gli sponsali.

La Valerio è più giovane, eppure in età fertile e maggiorenne ma è scandalo. Sarà forse per la discutibile avvenenza dell’arabo rispetto al fascino del prèsident de la république? O forse è che la giovane veneta ne esalta il coraggio antimoderno, la lotta del suo popolo contro l’omologazione occidentale e il dogma ideologico imposto degli allies? Il dubbio è corrosivo, ammetto.

Prescindendo dalla limpidezza di Ahmadinejad – sulla quale non scommetterei uno scellino – il processo alla Valerio mette a nudo la debolezza degli inquisitori, costretti alla maleducazione (Chiambretti), all’arrogante sberleffo (il femminino ospite, che sbandiera nobili natali e una partecipazione al…grande fratello) e all’insulto (un Giordano Bruno Guerri, indegno del suo nome ed elegante quanto un pusher di Secondigliano), pur di silenziare l’incomoda fanciulla.

Quanta invidia, le grassocce plaudenti in studio dallo sguardo rancoroso.

Il basso presentatore, insolitamente astioso, avrà forse fantasticato, una volta nella vita, su quanto sarebbe stato bello essere un dittatore? Comunista, ça va sans dire.

mercoledì 31 marzo 2010

poche erezioni per le elezioni

Ha vinto il partito dell'amore, ipse dixit. Ed io che tornavo all'infanzia, quando pornodive dell'est e spinelli facevano coppia nell'emiciclo donando così dignità all'aula sempre più grigia e sempre più sorda.
Non sarà bivacco di manipoli, il cesarino non possiede stoffa nè vocazione. Un piglio caricaturale non è sufficiente.
La sua stella declina come gli zigomi al silicone e si consolida la Lega, che di duro ha solo la paresi che l'appiccica alle poltrone di Roma ladrona.
Lascio la fine analisi politica alle razze santoriane o vespasiane anche se, nel marasma di avvisi di garanzia, troie, trans e di pietro la politica "non c'azzecca", come direbbe il succitato. Tanto premesso, azzardo: che l'italiano stia ritrovandosi? 35% di non voto è un lampo nella nebbia, anche se temo sia circostanziale.
Viva l'amore, comunque. Abbasso le elezioni.

amerimafia

L’estate porta il caldo e d’inverno viene il freddo; le api impollinano e fanno il miele; i fiori sbocciano a primavera e appassiscono in autunno; il Fuhrer si batteva per la libertà dell'Europa e fu sconfitto dalle plutocrazie democratiche; gli americani sbarcano in Sicilia…Raffaele Lombardo, nel suo indirizzo di saluto ha evidenziato la qualita' dei rapporti che legano la Sicilia agli Stati Uniti che ''sempre piu' si approfondiscono nei campi maggiormente strategici dell'economia e della cultura, come gli intensi scambi commerciali ed economici testimoniano"Raffaele Lombardo indagato per concorso esterno in associazione mafiosa…

Ci sono cose, nella vita, che hanno un’intima coerenza. Per tutto il resto, c’è la repubblica italiana.