sabato 27 febbraio 2010

Marco

E' morto Marco, Marco Martinolli, mi diceva stamattina Tommaso, con la voce incrinata, quasi deformata, dallo stupore.
Ed io qui, lontano, intento in tutt'altro lasciavo che passassero secondi e poi minuti per capirci qualcosa.
Ma che dici? chiedevo a Tommaso, e lui mi spiegava che si, un infarto, ed io "ma come cazzo un infarto, ha tre anni più di me" e ... nulla.
Insomma. Scrivo periodicamente centinaia di parole per raccontare il mio rifiuto per questo cumulo di macerie che chiamiamo mondo. Marco era uno dei miei lettori più attenti e fra noi la polemica era sempre dietro l'angolo. Per quella sua intransigente difesa della cristianità alla quale contrapponevo la fiera resistenza dell'antica religiosità romana. Il suo lavoro alla genertel, che spesso l'angustiava ma al quale non rinunciava senza peraltro mai piegar la testa, ci consentiva di dibattere e litigare via mail, scambiare opinioni, ragionare. L'ultima volta pochi giorni fa, gli avevo segnalato che in un sito dei compagni si reclamizzava un convegno negazionista delle foibe organizzato alla Sapienza. Potete immaginare la reazione.
Se la retorica mi fa schifo, mi da il vomito quella funeraria. Tutti a strapparsi le vesti, dopo. "Era un brav'uomo, il migliore, una persona perbene". Mi stanno sullo stomaco queste cazzate da buon borghese.
Eppure.
Eppure, per lui, valgono tutte.
Do alla parola "camerata" un significato rigoroso. Marco non era un camerata. Lo sapeva, glielo dicevo e forse lui ci rimaneva male. Una sensibilità diversa, una diversa essenza. Una volta, però, gli dissi che era come un fratello maggiore, con tutta la rosa di significati.
Potrei strapparvi qualche lacrima, ricordando le serate nelle quali si organizzava la Lega Nazionale di Monfalcone, da lui così fortemente voluta; i pomeriggi a Roiano, quell'ora di pausa rubata ai telefoni di Genertel; o quell'ultima gita assieme a Tarvisio, ad inaugurare la tana di Domenico, con Frengo e Lorenzo. E la sua Simona, esile ma forte.
Conoscevo Marco da poco rispetto a tanti fra voi. Eppure, in un momento particolarmente difficile, mi fu di grande aiuto. Quando gli chiesi come avrei potuto ringraziarlo mi disse solo "siamo amici!". Marco era questo.
Che tu sia fra gli angeli o fiero, in sella ad un cavallo al galoppo, grazie.

mercoledì 24 febbraio 2010

predicate, predicate...

Per quanto le agenzie diano risalto ai proclami degli affaristi della CEI, per quanto i vescovi si affannino a predicare e moraleggiare su vizi degli italiani e inadeguatezza della classe politica, oramai la solfa della chiesa pastore delle greggi se la bevono in pochi.

Le pecorelle restano smarrite e se devono scegliere preferiscono lasciarsi condurre da altri buffoni che dalle tonache.

Mi compiaccio dell’odierno richiamo ai comandamenti (“non rubare”) rivolto ai politici, che userebbero il sud spietatamente, come serbatoio di voti. Osserverei: non era il nazareno a predicare di togliere la trave dal proprio occhio prima di guardare alla pagliuzza nell’occhio del fratello?

A ben vedere la potenza costruita nei secoli dai seguaci di Paolo di Tarso risiede tutta nella grande ipocrisia di chi, banalmente, predica bene e razzola male, molto male.

Dal mercato delle indulgenze alla rapina delle casse dello stato con la scusa della caritas, dalla dottrina depotenziante della vera-vita nell’oltretomba alla litania sulla morale, sul bene e sul male, raschiando via le scorie resta, impietosamente, una cricca d’affari.

Perlopiù plumbea e tendenzialmente obesa.

venerdì 19 febbraio 2010

Avanti, Savoia!

Ammetto un'insana attrazione per Sanremo. La sublimazione dell'italico nulla, canzonette comprese. E' un tornar bambino, quando cacca vomito e pallone calamitavano attenzioni e discorsi.
Così mi stupisce leggere che il principe emanuele savoiardo, con italia amore mio, sia stato fischiato.
Corradino Mineo e sodali, anzichè sdegnarsi al "tu non potevi ritornare pur non avendo fatto niente", dovrebbero sempiternamente render grazie al reuccio e successori!
E voi, perchè fischiate? Il savoiardo canta di credere in un popolo che non si arrende (si è già arreso nonno, per tutti),
e soffre (povero) le preoccupazioni di chi possiede poco o niente. Perchè quest'accoglienza iniqua, o degno populus sanremiensis?
I reali son tornati a calcare i palchi che gli competono!

giovedì 4 febbraio 2010

Morgan, il trionfo dell'ipocrisia

Morgan, ovvero l’apoteosi dell’ipocrisia.

Cellophane flowers of yellow and green, towering over your head... Look for the girl with the sun in her eyes and she’s gone! Lucy in the Sky with Diamonds...” (Beatles, Lucy in the Sky with Diamonds)

Sul celebre quartetto di Liverpool ormai sappiamo quasi tutto, ma lo speciale in onda lunedì 9 luglio in seconda serata su Raiuno non è l'ennesimo documentario su Lennon & soci. Lo speciale, presentato da Fabrizio Del Noce, è infatti un vero e proprio racconto in forma di concerto intorno al mito dei Beatles, un tentativo di rievocare attraverso le loro canzoni i suoni, i colori e le atmosfere di un'epoca irripetibile. (…)Fabrizio Del Noce afferma: "I Beatles fanno parte della mia gioventù, di un periodo che segnato un'intera generazione, per cui sono davvero contento di presentare questo speciale

Deve essermi sfuggito qualcosa. Cinquant’anni orsono, quattro inglesi delle periferie di Liverpool, preda di lisergica creatività, avevano un Del Noce tripudiante insieme a sciami di adolescenti impazzite.

Oggi abbiamo speciali di approfondimento sui “mitici fab four”.

Poi Morgan – che disconosco, salvo per qualche fugace fotogramma – viene cacciato da Sanremo per pubblica decenza. Con tanto di moralina e un pizzico di severità da maestro elementare, che non guasta mai.

Il palinsesto rai, in effetti, è l’esaltazione del puro, anticorpi all’immoralità.

Ore 11, rai 2: “i fatti vostri”. Ah si, i coglioni nella piazza di cartapesta con la voce senza volto che distribuisce un montepremi di pentole. E ogni tanto ci scappa l’ospite tipo “madre con figlio omosessuale che scappa col patrigno riscopertosi fr… pardon, gay”.

Ore 14.15, rai 2: “Italia sul due”. Deve trattarsi di un appuntamento d’elite, ne so poco. Approfondendo rilevo che la parte fondamentale della trasmissione era dedicata ai commenti sull’Isola dei famosi, quelli nudi che litigano, digiunano e scopano in vacanza sul Pacifico (o era l’Indiano?)

Il primo canale sarà ancora più educativo, altro che Morgan. Ore 16.15: “la vita in diretta”. Da Cucuzza a Sposini, in diretta dalla casa di Aìda Yespica o dallo spogliatoio di Scamarcio… avremmo preferito il contrario, ma il livello socio-culturale resta comunque elevato.

Ore 21.10: “Don Matteo”. Adesso ho assorbito lo choc di Morgan. Rinfrancato da Terence Hill travestito dal prete di uccelli di rovo – la differenza è che donmatteo l’uccello non lo usa – mi godo: mamma commossa per il bambino che si sbuccia il ginocchio medicato da donmatteo; ragazza felice perché donmatteo ha salvato il gattino finito in cima all’albero; transessuale redento dopo una confessione con donmatteo che gli racconta che fine ha fatto il trans di marrazzo (fiamme, ma non quelle dell’Ade).

Ormai in odore di santità, arrivo a tarda notte ringraziando mamma rai per avermi liberato da Satana e dai suoi diavoli tentatori travestiti da cantante dei Blu Vertigo. Scopro, quindi, “Sorgente di vita”, rubrica televisiva di vita e di cultura ebraica realizzata in collaborazione tra rai e l’unione delle comunità ebraiche italiane. Ho, adesso, la possibilità di ricongiungermi con i miei “fratelli maggiori” (Wojtyla dixit). I temi trattati sono l’attualità con reportage sulle comunità all’estero e inchieste su Israele, antisemitismo, razzismo, neonazismo, tutela dei beni culturali ebraici, ma, soprattutto, dialogo interreligioso. A questo proposito c’è un bel servizio sui coloni che “dialogano” con le mitragliette UZI con i palestinesi e un carro armato intento ad edificare la nuova Israele.

Ha ragione Massimo De Manzoni, da Il Giornale, che scrive Morgan deve essere cacciato non «perché è un drogato», ma perché ha fatto l’apologia della droga. E, per di più, l’ha fatta dopo essersi ritagliato, con X Factor, un ruolo diverso da quello di «artista maledetto». Volente o nolente, quella trasmissione, rivolta a un pubblico giovanile, l’ha trasformato in un piccolo maestro mediatico. Certe parole, pronunciate da una sorta di «ex cathedra catodica», acquistano un fascino particolare e, in questo caso, nocivo.

Volete mettere il fascino particolare, anzi, nocivo di quel drogato di Morgan con la lectio magistralis di cucuzza donmatteo yespica e soprattutto Olmert?

lunedì 1 febbraio 2010

Favola della sera

"C'era una volta una setta semitica, che non contenta d'aver fatto strame per centinaia d'anni d'ogni lume di dignità tradizionale, non contenta d'aver esaltato i valori della soccombenza, promuovendoli a via di salvezza, non contenta d'aver generato sangue e morte e alimentato la superstizione, arrivò al 2010 sempre intenta ad inquinare i destini delle genti (peraltro già irrimediabilmente incrinati).
C'era una volta un'esilarante canaglia di burocrati, molti dei quali sacerdoti - che di sacer poco davano, e piuttosto arraffavano - dal nome CEI. Quella cricca clericale, per la voce del crociato "Crociata" (nomen omen), austeramente rimproverando disse che la percentuale della criminalità tra italiani e stranieri è analoga se non identica. Talchè ci fu chi domandò al Crociato, di grazia, se le percentuali di italiani e di stranieri sul territorio nazionale fossero analoghe se non identiche, ma non ebbe risposta. Domandò quindi, Crociatamente, di che colore fosse il cavallo bianco di Napoleone, ma anche stavolta non ebbe risposta.
Questa è una favola, e come tutte le favole ha il lieto fine: e fu così che arrivò il giorno nel quale la percentuale di criminalità straniera, rassicurata dall'abbraccio protettivo dei Crociati, crebbe al punto di forzare il rifugio sanpietrino, con grandi lutti e devastazioni!"