giovedì 5 agosto 2010

Spadofini, di G. Adinolfi

Fini e i suoi si smarcano dalla maggioranza.
Provano a farlo all'italiana, alla chetichella, secondo la lezione per cui c'è sempre prima un 25 luglio e solo poi un 8 settembre. Le decisioni secche non si confanno all'italiota.
L'idea è quella di fare intanto balenare la costituzione di un terzo polo, centrista, dove i Fel-lones si ritrovano con i peones di Casini, i voltagabbana di Rutelli e i capataz dell'Mpa e coraggiosamente, tutti insieme, si astengono dal voto su Caliendo. Il che significa di fatto non sfiduciare la maggioranza pur allontanandovisi.
L'unica mossa politicamente intelligente dei congiurati, se si volevano avviati a rappresentare un'alternativa interna alla maggioranza che puntasse a ribaltarne la leadership, sarebbe stata di votare comunque, per ora, a favore del Pdl. Così invece aprono le ostilità avventuristicamente.

Di che ostilità si tratta? A meno che il Waiter de noantri non sia al corrente di qualche dirompente manovra sotterranea coordinata da un soviet di giudici ed editori per scompaginare l'équipe di governo e promuovere un governissimo putschista, o non abbia avuto sentore di omicidi programmati del premier (il che non ci stupirebbe), la scelta è peregrina.
Nel mezzo non c'è spazio reale. Perché in prospettiva, un grande centro, correndo da solo, può anche superare la barra del 10% ma il Pdl e la Lega, ferme restando così le cose, continuerebbero a prevalere comunque sulla sinistra; ma anche nel caso opposto il grande centro sarebbe fuori gioco; sicché i centristi, con la legge attuale, non avrebbero un ruolo né altro futuro che la ruota di scorta esclusa da ogni governo possibile.
Se invece si stesse intessendo una trama di alternativa moderata, con un candidato premier stile Montezemolo e la partecipazione delle sinistre alla coalizione, i “centristi” tutti insieme, con tutto il loro voto clientelare, correndo con Pd e soci, non raggranellerebbero neppure un quattro per cento, mentre le astensioni di sinistra crescerebbero e il centrodestra vincerebbe ancora, e Fini, se sconfitto in questo schieramento, non avrebbe davvero più arte né parte.

Poiché il leader dei neocentristi della Scrofa non è un imbecille, e soprattutto visto che i suoi fratelli sanno sicuramente consigliarlo, la spiegazione è per forza da cercarsi in una logica extra-parlamentare.
Fini conta sul putsch bianco e, intanto, non perde occasione per mostrarsi per quello che vuol essere: il continuatore dell'azionismo, l'erede di Spadolini e colui che possa ricoprire lo spazio lasciato vuoto dai radicali. Sono questi i suoi modelli, le sue vocazioni che, anche simbolicamente, lessicalmente e ideologicamente (laicismo sì, ma di evidente taglio massonico) rappresentano proprio quegli spazi cerniera di potere delegato e servile cui l'ex presidente di An ambisce sfacciatamente.
Non perde quindi occasione non per cercare soluzioni strategiche ma per dare segnali della sua totale disponibilità a ricoprire il ruolo di ras africano, di rappresentante doc degli interessi dei poteri forti anti-italiani. Massima disponibilità, pur suicida, a far saltare le riforme populiste e a stringere i bulloni stranieri e clientelari sui polsi italici e le italiche caviglie. Ciò non ha una vera e propria prospettiva politica, in quanto la scelta fatta non contiene né dinamica, né spazio né luoghi concreti di sponda, ma i signori che osservano Fini sapranno comunque ricompensarlo del sacrificio.

Per ora la partita se la sta giocando così e per quel che lo riguarda fa anche bene, ma i suoi soldatini, mossi e sacrificati come pedoni, offrono un'immagine alquanto imbarazzante e fanno anche un po' pena.
Anche se qualcuno, tipo Barbareschi, sembra saperla lunga e avere le entrature giuste, forse per eredità paterna.
Comunque sia, una dozzina dei Fel-lones è avviata a far carriera come lift del Palazzo.
Degli altri Fini dirà “chi se ne frega”. Del fascismo che incontrò casualmente un dì e su cui si è costruito una carriera lunga una vita, gli sarà rimasto impresso almeno il motto, anche se evidentemente lo ha inteso alla rovescia. D'altronde i segni inversi e le inversioni valoriali sembrano calzare come guanti al personaggio.

martedì 27 aprile 2010

65 ab italietta condita

A ogni Stato il suo mito

Popoli e Paesi si radicano sul Mito.
E' il mito, in effetti, a conferire forma all'idea che le genti hanno della propria comunità, a confermare la solidità delle fondamenta etiche e spesso giuridiche di uno Stato.
Così, la Francia ha la rivoluzione, gli Stati Uniti le guerre d'indipendenza, Israele addirittura le fonti bibliche.
La Germania, sconfitta, soffre proprio della caduta del Mito, al punto che – deposto Wotan e reso illegale ogni empito d'orgoglio tedesco che non sia calcistico o industriale - i sociologi si interrogano su come colmare questo vuoto identitario.
Roma aveva Enea e i Gemelli, l'eroe figlio di Venere che si battè a Troia e sbarcò sulle coste laziali per dare continuitá alla sua stirpe, e i figli di Marte accolti dalla Lupa.
L'Italia d'oggi è fondata sul 25 aprile, ovvero è legittimata dal più vile atto di tradimento della storia militare del XX secolo e anche stavolta onorerà assassini, stupratori e mafiosi.
A guardarsi intorno, è tutto ironicamente coerente.

venerdì 16 aprile 2010

Onori!


L'ex soldato repubblicano Raimondo Vianello è tornato nell'Olimpo, insieme ad Accame e a tutti i guerrieri che fedeli alla propria essenza si lanciarono armati contro i nemici della civiltà!
La notorietà, il successo mediatico, i soldi non lo indussero mai a rinnegare la Decima!
Aveva una dote, non rara fra gli uomini di una certa tempra: l'ironia, il prendersi poco sul serio.
Presente!

giovedì 8 aprile 2010

La7 e il malleus maleficarum

Tra le mille boiate, youtube http://www.youtube.com/watch?v=TGlf-HHZv_o ospita le immagini di una recente puntata dello show del Chiambretti, uomo dalla incontestabilmente bassa statura.

La trasmissione ha dato spazio a Silvia Valerio, la giovanissima padovana che ha presentato il suo “C’era una volta il presidente” di recente pubblicazione.

Gran risalto, ovviamente, alle ammissioni di colpevolezza della Valerio, rea di ammirare a tal punto Mahmoud Ahmadinejad da volergli offrire la propria immacolata grazia.

La Valerio, un corpo da cerbiatta esibito con diabolica malizia, siede lo scranno dell’imputato, rea confessa. Accusata di provocare, per mercificare la sua opera e di stregoneria, per aver flirtato col male assoluto, l’uomo che osa sfidare il pacifico stato d’Israele.

Quando Carla Bruni si lasciò cadere fra le braccia del presidente francese, un anno più in là dell’iraniano, ne nacque giusto il chiacchiericcio da casalinga disperata. Poi furono gli sponsali.

La Valerio è più giovane, eppure in età fertile e maggiorenne ma è scandalo. Sarà forse per la discutibile avvenenza dell’arabo rispetto al fascino del prèsident de la république? O forse è che la giovane veneta ne esalta il coraggio antimoderno, la lotta del suo popolo contro l’omologazione occidentale e il dogma ideologico imposto degli allies? Il dubbio è corrosivo, ammetto.

Prescindendo dalla limpidezza di Ahmadinejad – sulla quale non scommetterei uno scellino – il processo alla Valerio mette a nudo la debolezza degli inquisitori, costretti alla maleducazione (Chiambretti), all’arrogante sberleffo (il femminino ospite, che sbandiera nobili natali e una partecipazione al…grande fratello) e all’insulto (un Giordano Bruno Guerri, indegno del suo nome ed elegante quanto un pusher di Secondigliano), pur di silenziare l’incomoda fanciulla.

Quanta invidia, le grassocce plaudenti in studio dallo sguardo rancoroso.

Il basso presentatore, insolitamente astioso, avrà forse fantasticato, una volta nella vita, su quanto sarebbe stato bello essere un dittatore? Comunista, ça va sans dire.

mercoledì 31 marzo 2010

poche erezioni per le elezioni

Ha vinto il partito dell'amore, ipse dixit. Ed io che tornavo all'infanzia, quando pornodive dell'est e spinelli facevano coppia nell'emiciclo donando così dignità all'aula sempre più grigia e sempre più sorda.
Non sarà bivacco di manipoli, il cesarino non possiede stoffa nè vocazione. Un piglio caricaturale non è sufficiente.
La sua stella declina come gli zigomi al silicone e si consolida la Lega, che di duro ha solo la paresi che l'appiccica alle poltrone di Roma ladrona.
Lascio la fine analisi politica alle razze santoriane o vespasiane anche se, nel marasma di avvisi di garanzia, troie, trans e di pietro la politica "non c'azzecca", come direbbe il succitato. Tanto premesso, azzardo: che l'italiano stia ritrovandosi? 35% di non voto è un lampo nella nebbia, anche se temo sia circostanziale.
Viva l'amore, comunque. Abbasso le elezioni.

amerimafia

L’estate porta il caldo e d’inverno viene il freddo; le api impollinano e fanno il miele; i fiori sbocciano a primavera e appassiscono in autunno; il Fuhrer si batteva per la libertà dell'Europa e fu sconfitto dalle plutocrazie democratiche; gli americani sbarcano in Sicilia…Raffaele Lombardo, nel suo indirizzo di saluto ha evidenziato la qualita' dei rapporti che legano la Sicilia agli Stati Uniti che ''sempre piu' si approfondiscono nei campi maggiormente strategici dell'economia e della cultura, come gli intensi scambi commerciali ed economici testimoniano"Raffaele Lombardo indagato per concorso esterno in associazione mafiosa…

Ci sono cose, nella vita, che hanno un’intima coerenza. Per tutto il resto, c’è la repubblica italiana.

lunedì 15 marzo 2010

berlusconi e il momento attuale

Berlusconi denuncia il complotto. Non ha tutti i torti ma rasenta il ridicolo.

Non ha tutti i torti

Non ha tutti i torti perché inglesi e americani stanno speculando contro l'Euro e tentano di spaccare la Ue; e questo ringalluzzisce ora i lacché della City che contro il premier congiurano da sempre. Ciò indebolisce anche la posizione italiana, fatta d'improvvisazione e di smarcamento continuo tra i giganti continentali, perché oggi chi resiste, ovvero Francia e Germania, pretende che ci si accodi. Tra i due litiganti il terzo non gode: né Berlusconi che non ha più sponde, né gli euroscettici come i destroterminali che, con Marine Le Pen in testa, si sono appecoronati un'altra volta dietro allo Zio Sam contro l'Europa. Ma su questi qui non è nemmeno il caso di soffermarsi troppo.
Non ha tutti i torti perché gli attacchi dell'ultimo mese sono mirati e puntano ai pilastri del Cavaliere al fine di destrutturarlo: mirano a Bertolaso e Letta.
Non ha tutti i torti perché la minoranza organizzata nei media sta offrendo un'immagine distorta e fa apparire ruberie, arroganze e violazioni come figlie di Berlusconi quando sono evidentemente bipartisan.
Non ha tutti i torti perché è chiaro che gli attrezzi buffi che dovevano presentare le liste elettorali sono individui disinvolti e pecionari da sempre ma, stavolta gli altri, probabilmente ben istruiti, li attendavano al varco.
Non ha tutti i torti perché al momento di raccogliere i cocci Napolitano ha ondeggiato, oscillato e giocato in modo non cristallino e perché i giudici hanno interpretato il decreto legge a loro arbitrio.
Non ha tutti i torti ma, soprattutto, rasenta il ridicolo.

Rasenta il ridicolo

Rasenta il ridicolo perché sarà pur vero che le ruberie, le arroganze e le violazioni sono bipartisan, ma questa non è una buona ragione per assolvere chi le commette.
Perché sarà pur vero che molti degli inquisiti sono innocenti e alcuni addirittura galantuomini - probabilmente è il caso di Bertolaso - ma di sicuro c'è chi è stato preso letteralmente con il sorcio in bocca.
E sarà pur vero che tra i presi con il sorcio in bocca ci sono esponenti sindacali e politici di sinistra, ma ciò non risalta affatto, dunque è come se non fosse così.
Rasenta il ridicolo, anzi nello specifico ci è sprofondato, per come ha giustificato la cialtroneria dei suoi peones nel Lazio. Perché sarà pur vero che c'è stata anche violenza dei radicali, e personalmente ci credo, ma se ciò è vero non è affatto verosimile. E in propaganda è il verosimile che fa fede.
In ogni caso la violenza dei radicali non è che un elemento di una tragicommedia alla burina, con annesse tutte le motivazioni che van di bocca in bocca (vox populi vox dei...).
E non si può rispondere a una tal figuraccia cambiando continuamente angolo d'attacco, come fa da giorni Berlusconi (perché gli altri, furbi e codardi, tacciono): è prova di debolezza e d'insicurezza.
Così come non si può cercare di parare tutto con un provvedimento straordinario dall'alto, impopolarissimo tra i propri elettori, né riuscire, colmo dei colmi, a partorire un decreto che viene persino bocciato!
Rasenta inoltre il ridicolo perché, cercando disperatamente e confusamente d'incollare i cocci, ha fatto sì che la pretesa assurda di Bersani e Di Pietro di vincere a tavolino, i loro deliri su colpi di Stato, ahimé irreali, che in un momento di normalità li avrebbero coperti di ridicolo, le loro esortazioni a istituire, essi, una democrazia protetta e guidata da un'oligarchia tecnogiuridica, tutto ciò è passato liscio e tranquillo e nell'occhio del ciclone ci è rimasto Berlusconi. Da solo.
Perché i leghisti si sono giustamente smarcati dal Lazio e gli altri continuano a fischiettare. Come sempre: in attacco e in difesa c'è soltanto lui.
E stavolta non ha nemmeno più l'appoggio dei suoi uomini di fiducia.

La ruota gira

In pochi mesi la ruota è girata ancora. In autunno sembrava che i Proci avessero avuto la meglio su Berlusconi, da dicembre a febbraio questi li aveva letteralmente sgominati, ora i rapporti sono inversi di nuovo.
Siamo arrivati al punto che le elezioni regionali, che fino a un paio di settimane fa non rivestivano alcun significato strategico, diventano importanti politicamente anch'esse, e ciò al di là dell'imperativo democratico della distribuzione dei poteri (le amministrazioni a chi non governa).
Successivamente, in teoria, ci saranno tre anni senza elezioni. Ma cosa accadrà? Difficile che Berlusconi abbia la forza di avviare le purghe interne. Difficile che il suo scontro con buona parte dei poteri forti e il suo richiamo al populismo possano produrre auspicabili lacerazioni.
Se anche dovesse risorgere una volta di più, è improbabile che vada al redde rationem.
D'altronde alla mafia del sottopotere e all'immobilismo delle nomenklature finora egli ha opposto la sua energia e il suo egotismo e i pieni poteri, dove possibile, concessi a qualche decisionista efficiente, come Bertolaso. A questo si aggiungono delle ottime opzioni politico/culturali: il craxismo, l'anticomunismo il non/anti-fascismo e le scelte estere ad est.
Ma la sua classe degli ufficiali è da Prima Repubblica. E' gente intrisa di democrazia: ovvero palsmata su di un'etica di patteggiamenti, di lottizzazioni, di scambi, di ni (mai sì o no), di percentuali, di accordi, di dialettiche oblique.
Perché questa è la democrazia, che è corruzione, sempre.
Lessicale, mentale e morale prima che economica. Ce lo dimostra la storia fin dai tempi di Atene quando mandò a morte Socrate perché onesto, esiliò Aristide perché giusto e visse tra sfarzi e acquisti di cariche. E lo dimostra la cronaca, con un'Italietta di ladri e ruffiani subentrata ai gerarchi assassinati che non avevano intascato un centesimo ed erano riusciti a chiudere in attivo – in guerra! - i conti della RSI. In ogni latitudine la democrazia è ruberia, si salva appena appena solo nei paesi dov'è retta da una rigida morale puritana, buona per l'amministrazione, deleteria per altri versi.

Corruzione e cialtroneria

Gente corrotta, a destra come a sinistra, oggi come in Prima Repubblica, ma con una differenza: se quelli erano corrotti questi sono corrotti e cialtroni. E se la corruzione il popolo la può anche perdonare perché in fondo è corrotto anche lui, il ridicolo non lo accetta.
Non si può andare avanti con i cialtroni: ma di cialtroni ce ne sono a bizzeffe. Come riconoscerli direte voi? La cartina di tornasole sta nell'antifascismo. L'antifascismo di oggi, per chi non rappresenti un dogma isterico della fede, è pura cialtroneria. E' sul come si pronunciano sull'antifascismo che si misurano oggi gli uomini.
Chi ha un minimo di spina dorsale, anche se fascista non è, persino se in fondo è antifascista, non accetta di prosternarsi e di strisciare: non lo hanno fatto i leghisti, non lo ha fatto Berlusconi, non lo hanno fatto diversi forzaitalioti. Ma chi non ha attributi, chi ha i polsi che gli tremano, chi ha le ginocchia che gli si abbassano, chi ha la vocazione di pietire un riconoscimento altrui, chi canta a comando, chi riscrive addirittura il suo passato per mondarsi persino ai propri stessi occhi di valletto, è cialtrone.
E non è un caso che il massimo della cialtroneria di queste regionali sia maturato proprio nell'ambiente più cialtrone del centro-destra. Non è un caso per niente.

Una cultura anti-democratica

Non sappiamo come andrà in futuro e, in fondo, ci preoccupa poco.
Non sappiamo se si avranno rese di conti tra quelli che con poche mosse hanno gettato al vento il sostegno di cui godevano fino a due settimane fa.
Fortunatamente non abbiamo mai creduto che le cose in Italia si sarebbero rivoluzionate per intervento dei politici e abbiamo sempre osservato le evoluzioni, individuato le faglie - e tifato per le lacerazioni - avendo a mente al tempo stesso il bene della Nazione e della Tortuga.
Un bene da costruire negli spazi che si aprono e nelle condizioni che si vengono a creare.
Ergo, di quanto accadrà dopo questa buffonata poco ci cale.
Se mai ci sarà una lotta intestina tra i componenti della parte oggi in difficoltà, ovvero il centro-destra, sia chiaro che, dato per postulato che siano corrotti in gran numero gli uni e gli altri, auspichiamo che a cadere siano soprattutto le teste di chi è anche cialtrone, i neo-antifascisti.
Per il resto, per quanto ci compete, per quanto possiamo, è necessario che si dia ogni giorno l'esempio di una viva cultura anti-democratica.
Ovvero: onesta, responsabile, generosa, efficiente e partecipativa.
La democrazia la lasciamo tutta a chi l'ha partorita e ci sguazza dentro: alla cultura clericale, massonica, mafiosa, e gangsteriale. Bipartisan e corrotta.
Se poi la democrazia continuerà su questa china, se si mostrerà, cioè, anche cialtrona non ne soffriremo: può anche darsi che così sia costretta a togliere il disturbo e a restituirci la libertà.

sabato 27 febbraio 2010

Marco

E' morto Marco, Marco Martinolli, mi diceva stamattina Tommaso, con la voce incrinata, quasi deformata, dallo stupore.
Ed io qui, lontano, intento in tutt'altro lasciavo che passassero secondi e poi minuti per capirci qualcosa.
Ma che dici? chiedevo a Tommaso, e lui mi spiegava che si, un infarto, ed io "ma come cazzo un infarto, ha tre anni più di me" e ... nulla.
Insomma. Scrivo periodicamente centinaia di parole per raccontare il mio rifiuto per questo cumulo di macerie che chiamiamo mondo. Marco era uno dei miei lettori più attenti e fra noi la polemica era sempre dietro l'angolo. Per quella sua intransigente difesa della cristianità alla quale contrapponevo la fiera resistenza dell'antica religiosità romana. Il suo lavoro alla genertel, che spesso l'angustiava ma al quale non rinunciava senza peraltro mai piegar la testa, ci consentiva di dibattere e litigare via mail, scambiare opinioni, ragionare. L'ultima volta pochi giorni fa, gli avevo segnalato che in un sito dei compagni si reclamizzava un convegno negazionista delle foibe organizzato alla Sapienza. Potete immaginare la reazione.
Se la retorica mi fa schifo, mi da il vomito quella funeraria. Tutti a strapparsi le vesti, dopo. "Era un brav'uomo, il migliore, una persona perbene". Mi stanno sullo stomaco queste cazzate da buon borghese.
Eppure.
Eppure, per lui, valgono tutte.
Do alla parola "camerata" un significato rigoroso. Marco non era un camerata. Lo sapeva, glielo dicevo e forse lui ci rimaneva male. Una sensibilità diversa, una diversa essenza. Una volta, però, gli dissi che era come un fratello maggiore, con tutta la rosa di significati.
Potrei strapparvi qualche lacrima, ricordando le serate nelle quali si organizzava la Lega Nazionale di Monfalcone, da lui così fortemente voluta; i pomeriggi a Roiano, quell'ora di pausa rubata ai telefoni di Genertel; o quell'ultima gita assieme a Tarvisio, ad inaugurare la tana di Domenico, con Frengo e Lorenzo. E la sua Simona, esile ma forte.
Conoscevo Marco da poco rispetto a tanti fra voi. Eppure, in un momento particolarmente difficile, mi fu di grande aiuto. Quando gli chiesi come avrei potuto ringraziarlo mi disse solo "siamo amici!". Marco era questo.
Che tu sia fra gli angeli o fiero, in sella ad un cavallo al galoppo, grazie.

mercoledì 24 febbraio 2010

predicate, predicate...

Per quanto le agenzie diano risalto ai proclami degli affaristi della CEI, per quanto i vescovi si affannino a predicare e moraleggiare su vizi degli italiani e inadeguatezza della classe politica, oramai la solfa della chiesa pastore delle greggi se la bevono in pochi.

Le pecorelle restano smarrite e se devono scegliere preferiscono lasciarsi condurre da altri buffoni che dalle tonache.

Mi compiaccio dell’odierno richiamo ai comandamenti (“non rubare”) rivolto ai politici, che userebbero il sud spietatamente, come serbatoio di voti. Osserverei: non era il nazareno a predicare di togliere la trave dal proprio occhio prima di guardare alla pagliuzza nell’occhio del fratello?

A ben vedere la potenza costruita nei secoli dai seguaci di Paolo di Tarso risiede tutta nella grande ipocrisia di chi, banalmente, predica bene e razzola male, molto male.

Dal mercato delle indulgenze alla rapina delle casse dello stato con la scusa della caritas, dalla dottrina depotenziante della vera-vita nell’oltretomba alla litania sulla morale, sul bene e sul male, raschiando via le scorie resta, impietosamente, una cricca d’affari.

Perlopiù plumbea e tendenzialmente obesa.

venerdì 19 febbraio 2010

Avanti, Savoia!

Ammetto un'insana attrazione per Sanremo. La sublimazione dell'italico nulla, canzonette comprese. E' un tornar bambino, quando cacca vomito e pallone calamitavano attenzioni e discorsi.
Così mi stupisce leggere che il principe emanuele savoiardo, con italia amore mio, sia stato fischiato.
Corradino Mineo e sodali, anzichè sdegnarsi al "tu non potevi ritornare pur non avendo fatto niente", dovrebbero sempiternamente render grazie al reuccio e successori!
E voi, perchè fischiate? Il savoiardo canta di credere in un popolo che non si arrende (si è già arreso nonno, per tutti),
e soffre (povero) le preoccupazioni di chi possiede poco o niente. Perchè quest'accoglienza iniqua, o degno populus sanremiensis?
I reali son tornati a calcare i palchi che gli competono!

giovedì 4 febbraio 2010

Morgan, il trionfo dell'ipocrisia

Morgan, ovvero l’apoteosi dell’ipocrisia.

Cellophane flowers of yellow and green, towering over your head... Look for the girl with the sun in her eyes and she’s gone! Lucy in the Sky with Diamonds...” (Beatles, Lucy in the Sky with Diamonds)

Sul celebre quartetto di Liverpool ormai sappiamo quasi tutto, ma lo speciale in onda lunedì 9 luglio in seconda serata su Raiuno non è l'ennesimo documentario su Lennon & soci. Lo speciale, presentato da Fabrizio Del Noce, è infatti un vero e proprio racconto in forma di concerto intorno al mito dei Beatles, un tentativo di rievocare attraverso le loro canzoni i suoni, i colori e le atmosfere di un'epoca irripetibile. (…)Fabrizio Del Noce afferma: "I Beatles fanno parte della mia gioventù, di un periodo che segnato un'intera generazione, per cui sono davvero contento di presentare questo speciale

Deve essermi sfuggito qualcosa. Cinquant’anni orsono, quattro inglesi delle periferie di Liverpool, preda di lisergica creatività, avevano un Del Noce tripudiante insieme a sciami di adolescenti impazzite.

Oggi abbiamo speciali di approfondimento sui “mitici fab four”.

Poi Morgan – che disconosco, salvo per qualche fugace fotogramma – viene cacciato da Sanremo per pubblica decenza. Con tanto di moralina e un pizzico di severità da maestro elementare, che non guasta mai.

Il palinsesto rai, in effetti, è l’esaltazione del puro, anticorpi all’immoralità.

Ore 11, rai 2: “i fatti vostri”. Ah si, i coglioni nella piazza di cartapesta con la voce senza volto che distribuisce un montepremi di pentole. E ogni tanto ci scappa l’ospite tipo “madre con figlio omosessuale che scappa col patrigno riscopertosi fr… pardon, gay”.

Ore 14.15, rai 2: “Italia sul due”. Deve trattarsi di un appuntamento d’elite, ne so poco. Approfondendo rilevo che la parte fondamentale della trasmissione era dedicata ai commenti sull’Isola dei famosi, quelli nudi che litigano, digiunano e scopano in vacanza sul Pacifico (o era l’Indiano?)

Il primo canale sarà ancora più educativo, altro che Morgan. Ore 16.15: “la vita in diretta”. Da Cucuzza a Sposini, in diretta dalla casa di Aìda Yespica o dallo spogliatoio di Scamarcio… avremmo preferito il contrario, ma il livello socio-culturale resta comunque elevato.

Ore 21.10: “Don Matteo”. Adesso ho assorbito lo choc di Morgan. Rinfrancato da Terence Hill travestito dal prete di uccelli di rovo – la differenza è che donmatteo l’uccello non lo usa – mi godo: mamma commossa per il bambino che si sbuccia il ginocchio medicato da donmatteo; ragazza felice perché donmatteo ha salvato il gattino finito in cima all’albero; transessuale redento dopo una confessione con donmatteo che gli racconta che fine ha fatto il trans di marrazzo (fiamme, ma non quelle dell’Ade).

Ormai in odore di santità, arrivo a tarda notte ringraziando mamma rai per avermi liberato da Satana e dai suoi diavoli tentatori travestiti da cantante dei Blu Vertigo. Scopro, quindi, “Sorgente di vita”, rubrica televisiva di vita e di cultura ebraica realizzata in collaborazione tra rai e l’unione delle comunità ebraiche italiane. Ho, adesso, la possibilità di ricongiungermi con i miei “fratelli maggiori” (Wojtyla dixit). I temi trattati sono l’attualità con reportage sulle comunità all’estero e inchieste su Israele, antisemitismo, razzismo, neonazismo, tutela dei beni culturali ebraici, ma, soprattutto, dialogo interreligioso. A questo proposito c’è un bel servizio sui coloni che “dialogano” con le mitragliette UZI con i palestinesi e un carro armato intento ad edificare la nuova Israele.

Ha ragione Massimo De Manzoni, da Il Giornale, che scrive Morgan deve essere cacciato non «perché è un drogato», ma perché ha fatto l’apologia della droga. E, per di più, l’ha fatta dopo essersi ritagliato, con X Factor, un ruolo diverso da quello di «artista maledetto». Volente o nolente, quella trasmissione, rivolta a un pubblico giovanile, l’ha trasformato in un piccolo maestro mediatico. Certe parole, pronunciate da una sorta di «ex cathedra catodica», acquistano un fascino particolare e, in questo caso, nocivo.

Volete mettere il fascino particolare, anzi, nocivo di quel drogato di Morgan con la lectio magistralis di cucuzza donmatteo yespica e soprattutto Olmert?

lunedì 1 febbraio 2010

Favola della sera

"C'era una volta una setta semitica, che non contenta d'aver fatto strame per centinaia d'anni d'ogni lume di dignità tradizionale, non contenta d'aver esaltato i valori della soccombenza, promuovendoli a via di salvezza, non contenta d'aver generato sangue e morte e alimentato la superstizione, arrivò al 2010 sempre intenta ad inquinare i destini delle genti (peraltro già irrimediabilmente incrinati).
C'era una volta un'esilarante canaglia di burocrati, molti dei quali sacerdoti - che di sacer poco davano, e piuttosto arraffavano - dal nome CEI. Quella cricca clericale, per la voce del crociato "Crociata" (nomen omen), austeramente rimproverando disse che la percentuale della criminalità tra italiani e stranieri è analoga se non identica. Talchè ci fu chi domandò al Crociato, di grazia, se le percentuali di italiani e di stranieri sul territorio nazionale fossero analoghe se non identiche, ma non ebbe risposta. Domandò quindi, Crociatamente, di che colore fosse il cavallo bianco di Napoleone, ma anche stavolta non ebbe risposta.
Questa è una favola, e come tutte le favole ha il lieto fine: e fu così che arrivò il giorno nel quale la percentuale di criminalità straniera, rassicurata dall'abbraccio protettivo dei Crociati, crebbe al punto di forzare il rifugio sanpietrino, con grandi lutti e devastazioni!"

venerdì 29 gennaio 2010

Mc Italy's


E’ che periodicamente l’idiota si attrezza e spacca le vetrine di un Mc Donald’s, gonfiando il petto (di pollo) per aver provocato ingenti danni a una multinazionale che fattura circa 700 milioni di euro l’anno.

Che l’idiota corrisponda solitamente al tipus antifascista americaniglobalizzato è eloquente.

E’ anche che Mc Donald’s Italia, sponsorizzata dal ministro Zaia, ci narra del nuovo panino Mc Italy’s, tutto “dop” “igt”, che salverà l’agricoltura italiana!

Frizzi e lazzi romani, per l’inaugurazione del panino ministeriale!

“Ma quali cazzi!”, egregi Zaia e amico amministratore delegato Marco Risi (del quale potete apprezzare la potenza espressiva, quivi allegata)!

Mc Donald’s è talmente salvifico che sfrutta milioni di ettari nei paesi poveri per l’allevamento intensivo dei bovini e li coltiva con mais OGM per i mangimi, sottraendoli dietro elemosina alle popolazioni locali; Mc Donald’s è nella simpatica cricca dei grandi deforestatori; mamma papà e connessi mocciosi sono adescati da gingle e giocattoli per farsi avvelenare di colesterolo; aggiungi dipendenti sfruttati e sottopagati, incentivi all’immigrazione degli extracomunitari – date un occhio allo Zio Mac sotto casa…

Caro ministro Zaia, lei e il suo nuovo amico narrate ai piccoli produttori dei benefici del nuovo panino e dell’annientamento quotidiano dell’economia rurale tradizionale! Nessuna sassaiola, un tripudiante letamaio!


giovedì 14 gennaio 2010

epilogo...quasi

Sapete che vi dico? Che del casino di Rosarno e dei migranti all'attacco me ne frego! Me ne frego dei vostri piagnistei, pronti ad aprire portafogli, usci e un domani le camerette della figliolanza bianca al nordafricano affamato! Me ne frego della Lega forcaiola e becera e dell'incitamento alla caccia al negher, quasi che espellerne uno, dieci, cento mille possa arrestare il flusso della distruzione. Me ne frego degli appelli alla moderazione, alla calma, al dio ragione (un dio infero, putrescente, vero regista occulto dello spettacolo apocalittico).
Me ne frego, che non siete sicuri a casa vostra, che vostra figlia è in pericolo perchè alla sera sotto casa stazionano i marocchini strafatti. Avete pianto agli occhi di cerbiatto del bimbo del terzo-quarto-decimo mondo, donato il vostro euro a Italy for Africa, Usa for Africa, Israel for Africa, Africa Aid, Unicef, Unicess, Adozioni a distanza? Avete spedito l'sms a pagamento ai bastardi speculatori sulle disgrazie vostre e altrui? Avete pubblicizzato il vostro mondo, l'avete cantato superiore, lucente, ricco di tutto quello che al migrante, prima di diventare tale, non serviva: la tv, la passerina depilata, le lavatrici, gli stracci alla moda, le borse, i cappottini per cani gatti e criceti? Avete reso l'africano migrante, gli avete inculcato quella fame che adesso - scava scava, il deserto gliel'avete ripulito da acqua, petrolio, frutta e carne - pretende la tv dei bianchi, la montagna dei bianchi, il finesettimana dei bianchi, il cibo dei bianchi? Avete appreso che non è democratico nè progressista, nei salotti si svuota le viscere e le vostre figlie bianche di solito non le conquista rubando un fiore per loro?
Avete allestito i vostri lager inefficaci, avete nascosto la vostra vergogna là dentro, pensando che fosse solo questione di polizia?
VOI avete rubato, saccheggiato, impoverito e avete donato e ancora donato spiccioli e lacrime di colpa.
E pensate che il sangue dell'Europa, che nel giubilo dei festeggiamenti ai liberatori avete scaricato nella fogna, si ridesterà a difesa della vostra terra, della vostra tradizione, della vostra razza?
E quando il Coprofago lancerà l'assalto finale, quando la vostra democratica tolleranza diverrà la loro arma migliore, quando proverete a salvarvi con soldi, oro e cibo mentre lui soldi oro e cibo ve li caccerà di mano, pensate davvero tutto ciò sarà diverso dal patetico?

lunedì 11 gennaio 2010

Io, razzista

di G. Adinolfi

Gli stupidi sono quasi sempre presuntuosi; i presuntuosi sono sempre arroganti. Quelli che subiscono l'arroganza dei presuntuosi generalmente maturano dei complessi e si sentono in colpa; non si sa di che cosa ma si sentono in colpa. Molti di quelli che si sentono in colpa si sperticano per mondarsi e dimostrare agli arroganti e ai presuntuosi che sono in sintonia con loro: e così alimentano la stupidità generale che si fa sistematica e violenta.
Questo circolo vizioso si dipana immancabilmente in democrazia e quando la democrazia si munisce di una forte tecnologia mediatica, diventa ossessivo.
Non c'è tregua e non c'è eccezione.

Rosarno

Così a Rosarno. Lì gli immigrati si sono ribellati a delle condizioni ignobili di sfruttamento capitalistico. Bastava notare questo e ragionarci su. Invece gli stupidi, i presuntuosi, gli arroganti e i complessati ne hanno fatto tutta un'altra storia.
Gli immigrati sono divenuti dei Robin Hood che si sarebbero ribellati alla n'drangheta, la quale n'drangheta è così divenuta praticamente da sola la causa di uno sfruttamento capitalista e multinazionale. Per giunta, durante questa semplificazione grottesca nessuno ha perso un solo istante a riflettere sul fatto che per anni gli schiavi immigrati si sono offerti alla n'drangheta accettando condizioni salariali che mettevano fuori gioco la mano d'opera locale. Finché c'era comunanza d'interessi a danno terzi andava bene, ora che la situazione è cambiata noi facciamo di questi schiavi volontari, che sono alcune delle tante vittime del capitalismo e del mondialismo, dei campioni di giustizia sociale. E iniziamo a colpevolizzarci noi stessi, neanche fossimo gli americani che gli schiavi li hanno portati lì a forza.
E negli scontri tra poveri, tra la gente di Rosarno e gli immigrati, cosa facciamo? Accogliamo le pretese degli stupidi, dei presuntuosi, degli arroganti e dei complessati e puntiamo l'indice sugli abitanti di Rosarno che diventano in un colpo solo tutti affiliati alla n'drangheta, razzisti e insensibili. E si parla di “caccia al nero” evitando accuratamente di dare la parola ai calabresi e di registrare la caccia al bianco che ha avuto incontestabilmente luogo e, tra l'altro, in casa dei calabresi. Perché, non dimentichiamolo, stiamo parlando della loro terra, la loro.
Ma non c'è posto per la realtà, per la verità e per il buon senso. Dobbiamo dar spazio alle parole idiote o in mala fede dei vari cardinal Bertone, preoccupati per la perdita di dividendi nel caso saltasse il sistema schiavistico, e dei sedicenti rappresentanti di un presunto popolo del net che annuncia manifestazioni penose, colorate e americane per protestare contro il “razzismo”. Non contro il capitalismo, non contro lo schiavismo, non contro la guerra dei poveri, ma contro quello che si vuole a tutti i costi vedere nelle reazioni emotive di chi subisce il paradiso global. Perché non interessa affatto agli idioti, ai presuntuosi, agli arroganti e ai complessati, di affrontare e provare a risolvere i problemi: essi debbono pontificare e scomunicare, come potrebebro altrimenti ergersi visto che non hanno statura?

Balotelli

Rosarno chiama Balotelli. Questo giovane arrogante e viziato che passa le sue giornate a mancare di rispetto agli allenatori propri e ad insultare i tifosi altrui e che viene subissato ovunque da fischi, ha deciso che la gente non ce l'ha con lui perché è irritante e insolente ma perché è nero. Come se in Italia non ce ne fossero di giocatori neri. E non c'è giornata in cui quest'individuo scenda in campo senza lamentarsi del razzismo. E sì che è stato smentito da tutti; persino dal suo allenatore e dai tanti giocatori di pelle nera interpellati in merito. E' stato addirittura multato dopo le sue malevole e insultanti invenzioni su Chievo-Inter. Ma questa evidente sputtanata del discolo da parte di tutti gli addetti ai lavori non piace agli stupidi, agli arroganti, ai presuntuosi e ai complessati che insistono. Tanto dall'imporre, proprio questa domenica, la minaccia di sospensione delle partite future per indecifrabili cori razzisti che non si sa chi mai dovrebbe documentare e su quali basi.
Come potrebbero, altrimenti, i maestri e i pontefici della stupida, arrogante, presuntuosa e complessata, ideologia del “politicamente corretto” continuare ad atteggiarsi a giustizieri della notte se dovessero ammettere la verità e cioè che non ci sono masse in preda a pregiudizi che attendono di essere educate dai commissari politici? C'è bisogno di loro, gente; noi dobbiamo essere trinariciuti e oscurantisti mentre gli arroganti, i presuntuosi, i complessati, ci devono illuminare per farci partecipi della loro immensa – ma “buonista” - stupidità.
Tanto rumore per nulla, direbbe Shakespeare. Tanto rumore da parte delle nullità aggiungo io.

Laggiù nel Maine

Cosa affermo dunque, che non c'è razzismo?
Sarei un pazzo a sostenere qualcosa del genere, il razzismo dilaga.
Proprio l'altro giorno in Usa, nello Stato del Maine, una donna che aveva ucciso il marito nel sonno è stata scarcerata e assolta “perché il fatto non sussiste”. Il giudice ha ritenuto che non dovesse pagare per il suo delitto perché il marito era “la personificazione stessa del male”. Un'affermazione di razzismo allo stadio puro, palese ed estremo che non si sente pronunciare neppure nei peggiori polpettoni holliwoodiani di caricatura sul Terzo Reich. E perché mai era la personificazione del male l'uomo assassinato dalla moglie? Ma perché possedeva dei ritratti di Hitler ergo era “potenzialmente” terrorista, forse anche predisposto alla pedopornografia e doveva sicuramente essere un violento. Non invento nulla.
Cosa diranno ora tutti quelli dei braccialetti gialli, degli scioperi antirazzisti, del “chiudiamo le curve di calcio”? Si mobiliteranno contro il razzismo demenziale e forsennato del giudice del Maine o s'identificheranno piuttosto, cosa di cui sono certo, nel suo modo di amministrare la giustizia? Ovvero nel permettere che un uomo venga ucciso nel sonno e che la sua assassina se ne vada in giro libera perché la vittima appartiene a una categoria che viene esclusa dalla dignità politica e sociale. Non dalla nazione, non dalle stesse leggi americane, sia chiaro, ma dalla dittatura indistrurbata e farneticante degli stupidi.

Il razzimo degli altri e quello mio

Non c'è il razzismo che ci dipingono e per cui ogni giorno suonano l'allarme, ma ce n'è un altro, molto più forte, pericoloso e distruttivo, ed è quello che viene mosso, con l'intolleranza dei “tolleranti” e con la malvagità dei “buonisti”, verso tutti quelli che non si conformano all'omologazione totale. Lo si nota ogni giorno che passa; e non è un razzismo a senso unico perché vige nei confronti di chiunque, di qualsiasi cultura politica o schieramento, non si uniformi alla banalità ed esprima qualche nota di colore, qualche suono, qualche immagine, qualche pensiero che non sia preconfezionato. Contro chiunque non sia appeso ai fili e non sia, per giunta, convinto che il suo essere burattino lo innalzi allo stato della libertà, così come gli ripetono ogni giorno i suoi compagni di baracca.
A dilagare oggi ovunque è questo razzismo, il razzismo violentissimo dei burattini contro chiunque osi manifestare il desiderio di continuare ad essere uomo.
Come ce ne si libera? Assumendone e proclamandone ad alta voce un altro, quello che non esito a definire mio: il razzismo contro gli arroganti, i presuntuosi, i complessati e la loro immensa stupidità.
Facciamo nostro l'indovinatissimo slogan del Blocco Studentesco: odiamo gli stupidi!
Oggi più che mai ce n'è bisogno, domani potrebbe essere troppo tardi.

venerdì 8 gennaio 2010

Pericolosi imbecilli

Nelle prime ore del 7 gennaio, nel trentaduesimo anniversario del martirio di Acca Larentia, degli sciacalli imbecilli hanno gettato bottiglie molotov contro la sede romana di Forza Nuova di Piazza Vescovio, situata accanto al luogo ove trentuno anni fa degli intoccabili del Pci avevano assassinato, restando impuniti, il giovane Francesco Cecchin. E' la seconda volta in pochi giorni che quella sezione di FN viene presa di mira. Nel frattempo altri due attentati sono stati compiuti a Roma contro un'altra sede di Forza Nuova, all'Appio Latino e contro una sede del PdL del Trionfale.
Una sola rivendicazione è stata fatta, il volantino riportava una frase di un ideologo anarchico.
Che si tratti di pochi quanto scemi cani rabbiosi è chiaro a tutti.
Che ci siano dei parassiti sanguinari che sperano nella riedizione, sia pure a dimensione assai ridotta, della spirale della strategia della tensione è altrettanto evidente. Troppi controllori di strutture desuete, legate ai servizi segreti, rischiano il posto nella ristrutturazione europea, troppi politicanti senza bacino elettorale temono il pensionamento.
Ci sono, insomma, dei mangiafuoco e ci sono degli appiccia-fuoco, probabilmente più idioti e ottusi che coscienti del loro ruolo di burattini.
Finora le offensive sono state tutte a senso unico: gli antifa hanno fatto gli incendiari e gli assalitori e i loro avversari hanno mantenuto i nervi calmi evitando ogni reazione e mostrato insieme forza, tanto da mai soccombere in piazza.
Ci sono state campagne nazionali con obiettivi diversi. Qualche anno fa ci fu l'offensiva incendiaria nazionale contro An. Spesso è stata bersagliata Forza Nuova. Campagne intensive si sono avute quest'anno su scala nazionale contro Casa Pound e su scala romana, ora, contro Forza Nuova.
La speranza da parte dei mangiafuoco e dei loro utili idioti è che ci scappi il morto o il ferito grave affinché la sopportazione intelligente dei loro avversari cessi di colpo.
E' in questo che sperano i bastardi.
Non avrebbero tutta questa speranza se non si sentissero coperti, cullati e incoraggiati da certe frasi incendiarie, incoscienti, pericolosissime, di Di Pietro o da alcune grottesche cacce alle streghe della pattuglia Finocchiaro che pretende – nel 2010 – la repressione contro Casa Pound per apologia di fascismo! Esattamente come, otto anni prima, avevano fatto nei confronti di FN.
A trent'anni circa dalla fine della spirale dell'odio c'è ancora chi, in Parlamento e in Senato, ha il coraggio di seminare vento e di lanciare veleno, di gettare olio sulle fiammelle, per puro calcolo di bottega.
Di Pietro, la Finocchiaro e compagnia bella sono una vergogna ambulante e una mina vagante per un'intera nazione.
E' questa la gente che va fermata: senza se e senza ma, altrimenti, per la loro criminale incoscienza , ci scapperà il morto.

martedì 5 gennaio 2010

Nei prossimi mesi mangiare un kebab e prendere l’aereo sarà rischioso.

Lo annunciano oggi le più autorevoli agenzie giornalistiche. Frattini, infatti, non esclude che venga introdotto negli aeroporti nazionali l’utilizzo del “body scanner”, lo strumento elettronico che consente di spiare dentro il corpo umano a fini di sicurezza e contrasto al terrorismo.

Più sofisticato del metal-detector, è proposto in alternativa all’esame delle feci e delle urine, soluzione che creerebbe eccessive lungaggini e code per l’accesso all’area imbarchi.

E’ stata fatta una simulazione in alcuni scali italiani, imponendo ad ogni passeggero di defecare in un barattolo per poi sottoporre il campione al test per la presenza di esplosivi.

Tuttavia improvvisi attacchi di stitichezza, determinati dall’emotività (non è semplice la deiezione quando montano le proteste per l’eccessiva attesa) e dalla sbadataggine di alcuni passeggeri (che avevano fruito dei bagni prima dell’imbarco), hanno reso la “evacuazione di sicurezza” sconsigliabile.

Col body scanner, invece, l’intestino e lo stomaco si possono comodamente osservare dallo schermo del computer. Il sistema è comodo è suscettibile di essere utilizzato anche ad altri scopi, come quello del controllo del peso. Si pensa, infatti, di introdurlo come mezzo di contrasto all’obesità le cui conseguenze gravano ogni anno sulle casse della sanità italiana. L’idea sarebbe quella di comminare ammende ogniqualvolta il body scanner rileva la presenza di cibi eccessivamente grassi negli stomaci dei viaggiatori.

Il body scanner garantirà sicurezza e maggior comfort sui voli. In caso di presenza cibi che provocano meteorismo, il passeggero potrà esser confinato in un’area del velivolo appositamente isolata, dove poter dar sfogo liberamente in compagnia di altri passeggeri in analoghe condizioni.

Inoltre, la presenza di cibi esotici o eccessivamente speziati come il kebab, potrà essere considerato grave indizio di terrorismo islamico. Al delinquente, così smascherato, verrà negato l’imbarco e comminata una misura restrittiva in modo da consentire ulteriori esami sulle feci e, in ogni caso, l’imposizione di una dieta adeguata ai cristiani.

Alcuni esperti hanno fatto presente che, tra i piatti tradizionali della cucina trapanese, si annovera il cuscus, piatto speziato cucinato anche in Marocco e suscettibile di rilevamento dal body scanner. La sola ingestione di cuscus potrebbe generare problemi a causa della difficoltà di determinazione della sua provenienza. Due sono, quindi, le ipotesi allo studio per ovviare al problema. C’è chi propone la proibizione assoluta del cuscus sul territorio nazionale e chi, invece, più drasticamente, propone di separare la Sicilia dal resto dell’Italia, rendendola “paese potenzialmente canaglia”, anche in considerazione dei trascorsi storici di dominazione araba.