di G. Adinolfi
Gli stupidi sono quasi sempre presuntuosi; i presuntuosi sono sempre arroganti. Quelli che subiscono l'arroganza dei presuntuosi generalmente maturano dei complessi e si sentono in colpa; non si sa di che cosa ma si sentono in colpa. Molti di quelli che si sentono in colpa si sperticano per mondarsi e dimostrare agli arroganti e ai presuntuosi che sono in sintonia con loro: e così alimentano la stupidità generale che si fa sistematica e violenta.
Questo circolo vizioso si dipana immancabilmente in democrazia e quando la democrazia si munisce di una forte tecnologia mediatica, diventa ossessivo.
Non c'è tregua e non c'è eccezione.
Rosarno
Così a Rosarno. Lì gli immigrati si sono ribellati a delle condizioni ignobili di sfruttamento capitalistico. Bastava notare questo e ragionarci su. Invece gli stupidi, i presuntuosi, gli arroganti e i complessati ne hanno fatto tutta un'altra storia.
Gli immigrati sono divenuti dei Robin Hood che si sarebbero ribellati alla n'drangheta, la quale n'drangheta è così divenuta praticamente da sola la causa di uno sfruttamento capitalista e multinazionale. Per giunta, durante questa semplificazione grottesca nessuno ha perso un solo istante a riflettere sul fatto che per anni gli schiavi immigrati si sono offerti alla n'drangheta accettando condizioni salariali che mettevano fuori gioco la mano d'opera locale. Finché c'era comunanza d'interessi a danno terzi andava bene, ora che la situazione è cambiata noi facciamo di questi schiavi volontari, che sono alcune delle tante vittime del capitalismo e del mondialismo, dei campioni di giustizia sociale. E iniziamo a colpevolizzarci noi stessi, neanche fossimo gli americani che gli schiavi li hanno portati lì a forza.
E negli scontri tra poveri, tra la gente di Rosarno e gli immigrati, cosa facciamo? Accogliamo le pretese degli stupidi, dei presuntuosi, degli arroganti e dei complessati e puntiamo l'indice sugli abitanti di Rosarno che diventano in un colpo solo tutti affiliati alla n'drangheta, razzisti e insensibili. E si parla di “caccia al nero” evitando accuratamente di dare la parola ai calabresi e di registrare la caccia al bianco che ha avuto incontestabilmente luogo e, tra l'altro, in casa dei calabresi. Perché, non dimentichiamolo, stiamo parlando della loro terra, la loro.
Ma non c'è posto per la realtà, per la verità e per il buon senso. Dobbiamo dar spazio alle parole idiote o in mala fede dei vari cardinal Bertone, preoccupati per la perdita di dividendi nel caso saltasse il sistema schiavistico, e dei sedicenti rappresentanti di un presunto popolo del net che annuncia manifestazioni penose, colorate e americane per protestare contro il “razzismo”. Non contro il capitalismo, non contro lo schiavismo, non contro la guerra dei poveri, ma contro quello che si vuole a tutti i costi vedere nelle reazioni emotive di chi subisce il paradiso global. Perché non interessa affatto agli idioti, ai presuntuosi, agli arroganti e ai complessati, di affrontare e provare a risolvere i problemi: essi debbono pontificare e scomunicare, come potrebebro altrimenti ergersi visto che non hanno statura?
Balotelli
Rosarno chiama Balotelli. Questo giovane arrogante e viziato che passa le sue giornate a mancare di rispetto agli allenatori propri e ad insultare i tifosi altrui e che viene subissato ovunque da fischi, ha deciso che la gente non ce l'ha con lui perché è irritante e insolente ma perché è nero. Come se in Italia non ce ne fossero di giocatori neri. E non c'è giornata in cui quest'individuo scenda in campo senza lamentarsi del razzismo. E sì che è stato smentito da tutti; persino dal suo allenatore e dai tanti giocatori di pelle nera interpellati in merito. E' stato addirittura multato dopo le sue malevole e insultanti invenzioni su Chievo-Inter. Ma questa evidente sputtanata del discolo da parte di tutti gli addetti ai lavori non piace agli stupidi, agli arroganti, ai presuntuosi e ai complessati che insistono. Tanto dall'imporre, proprio questa domenica, la minaccia di sospensione delle partite future per indecifrabili cori razzisti che non si sa chi mai dovrebbe documentare e su quali basi.
Come potrebbero, altrimenti, i maestri e i pontefici della stupida, arrogante, presuntuosa e complessata, ideologia del “politicamente corretto” continuare ad atteggiarsi a giustizieri della notte se dovessero ammettere la verità e cioè che non ci sono masse in preda a pregiudizi che attendono di essere educate dai commissari politici? C'è bisogno di loro, gente; noi dobbiamo essere trinariciuti e oscurantisti mentre gli arroganti, i presuntuosi, i complessati, ci devono illuminare per farci partecipi della loro immensa – ma “buonista” - stupidità.
Tanto rumore per nulla, direbbe Shakespeare. Tanto rumore da parte delle nullità aggiungo io.
Laggiù nel Maine
Cosa affermo dunque, che non c'è razzismo?
Sarei un pazzo a sostenere qualcosa del genere, il razzismo dilaga.
Proprio l'altro giorno in Usa, nello Stato del Maine, una donna che aveva ucciso il marito nel sonno è stata scarcerata e assolta “perché il fatto non sussiste”. Il giudice ha ritenuto che non dovesse pagare per il suo delitto perché il marito era “la personificazione stessa del male”. Un'affermazione di razzismo allo stadio puro, palese ed estremo che non si sente pronunciare neppure nei peggiori polpettoni holliwoodiani di caricatura sul Terzo Reich. E perché mai era la personificazione del male l'uomo assassinato dalla moglie? Ma perché possedeva dei ritratti di Hitler ergo era “potenzialmente” terrorista, forse anche predisposto alla pedopornografia e doveva sicuramente essere un violento. Non invento nulla.
Cosa diranno ora tutti quelli dei braccialetti gialli, degli scioperi antirazzisti, del “chiudiamo le curve di calcio”? Si mobiliteranno contro il razzismo demenziale e forsennato del giudice del Maine o s'identificheranno piuttosto, cosa di cui sono certo, nel suo modo di amministrare la giustizia? Ovvero nel permettere che un uomo venga ucciso nel sonno e che la sua assassina se ne vada in giro libera perché la vittima appartiene a una categoria che viene esclusa dalla dignità politica e sociale. Non dalla nazione, non dalle stesse leggi americane, sia chiaro, ma dalla dittatura indistrurbata e farneticante degli stupidi.
Il razzimo degli altri e quello mio
Non c'è il razzismo che ci dipingono e per cui ogni giorno suonano l'allarme, ma ce n'è un altro, molto più forte, pericoloso e distruttivo, ed è quello che viene mosso, con l'intolleranza dei “tolleranti” e con la malvagità dei “buonisti”, verso tutti quelli che non si conformano all'omologazione totale. Lo si nota ogni giorno che passa; e non è un razzismo a senso unico perché vige nei confronti di chiunque, di qualsiasi cultura politica o schieramento, non si uniformi alla banalità ed esprima qualche nota di colore, qualche suono, qualche immagine, qualche pensiero che non sia preconfezionato. Contro chiunque non sia appeso ai fili e non sia, per giunta, convinto che il suo essere burattino lo innalzi allo stato della libertà, così come gli ripetono ogni giorno i suoi compagni di baracca.
A dilagare oggi ovunque è questo razzismo, il razzismo violentissimo dei burattini contro chiunque osi manifestare il desiderio di continuare ad essere uomo.
Come ce ne si libera? Assumendone e proclamandone ad alta voce un altro, quello che non esito a definire mio: il razzismo contro gli arroganti, i presuntuosi, i complessati e la loro immensa stupidità.
Facciamo nostro l'indovinatissimo slogan del Blocco Studentesco: odiamo gli stupidi!
Oggi più che mai ce n'è bisogno, domani potrebbe essere troppo tardi.
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